Il nostro parto in casa è stato molto diverso da come ce lo aspettavamo.
Dalla rottura delle acque alle raffica di contrazioni dolorose sono passate circa tre ore. Dopo un’ulteriore ora di sofferenza è arrivato Niccolò. Rosa e tranquillo. I curiosi occhi grigi già aperti ad immortalare un momento unico.
Niccolò è stato così veloce da mandare all’aria tutti i nostri progetti. Non siamo riusciti a riempire la piscina per il parto in acqua che da più di una settimana troneggiava in camera nostra. Non abbiamo potuto accendere le candele profumate. Non abbiamo potuto sfoggiare la nostra playlist appositamente studiata.
L’unica cosa che ci siamo trovati in grado di fare, è stata assecondare la voglia di nascere di Nicky, permettendo di farlo nella sua casa. E, considerata la velocità con la quale ha spinto fuori la testina, direi che ha proprio apprezzato.
L’aspetto che ha reso il parto-in-casa il nostro parto, che ha fatto la differenza, che ci ha restituito il senso meraviglioso e meravigliato di quello che avevamo appena fatto, è stato il lungo momento calmo e rilassato che è avvenuto subito dopo la nascita.
La possibilità di rimanere abbracciati per un tempo lunghissimo, senza mai staccarsi, cuoricino contro cuoricino. Poter assaporare tutta la tranquillità del lettone senza essere interrotti per controlli, pesate o poppate a comando. Restare solo fermi a guardarci senza muoversi per paura che fosse tutto finto. Rimanere lì, in equilibrio fra estasi e felicità, per assaporare appieno la meraviglia del venire al mondo. Questi ricordi li porteremo con noi per sempre.
Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro delle nostre mammeninfee. Lisa, Giulia e Maili ci hanno guidato, sorretto e sostenuto, traghettato fra gli scogli dei nostri dubbi e paure e ci hanno aiutato ad affrontarle con chi ci era vicino. Un lavoro scrupoloso sia a livello pratico, seguendo la gravidanza con professionalità e attenzione, che psicologico. Ci hanno portato a scegliere cosa fosse meglio per noi anche cercando di farci cambiare idea, per permetterci di capire cosa veramente stavamo cercando. E forse questo è l’aspetto che più è pesato per arrivare a quello che volevamo ottenere: vivere appieno le emozioni del momento con il minimo stress possibile e regalare a Niccolò una serenità unica.
Tuttavia, il parto in sé, è avvenuto così in fretta da non darci troppo tempo per pensare. Quasi come se Niccolò stesse scegliendo per noi, liberandoci dalla responsabilità di decidere cosa fosse meglio per tutti. E proprio la velocità con cui Nicky ha voluto nascere, ci ha tolto ogni alternativa. Non avremmo mai fatto in tempo ad andare da nessuna parte.
Niccolò lo sapeva. Niccolò aveva ben chiaro come doveva essere il nostro giorno speciale e ci ha fatto un bel regalo.
Poi il tempo si è fermato. Abbiamo avuto molto tempo per stare abbracciati solo noi tre, mamma papà e Niccolò. Iniziando a conoscerci in un ambiente famigliare, tranquillo e rilassato. Al calduccio del lettone.
Senza nessuno a controllare le poppate, a stressarci con il peso o a minacciarci con il latte artificiale o aggiunte di sorta.
Non credo che tutto questo possa essere archiviato meramente sotto la voce “fortuna”, o meglio, non solo. Credo che alcune volte, lasciando andare le cose come meglio credono, queste si indirizzano da sole nel verso migliore.
Niccolò, appena nato, aveva gli occhi aperti. Ci guardava e ci studiava con tranquillità, senza piangere, senza essere strattonato o portato via per qualche analisi che avrebbe potuto aspettare.
Niccolò è nato a casa, a casa sua, senza piangere. Non perché avesse qualche problema di salute, ma perché ha potuto provare un livello di serenità che non tutti riescono a sperimentare.
Per tutto il lavoro e l’assistenza e i consigli e il supporto dobbiamo ringraziare un team di ragazze molto preparate che ci ha permesso di godere di questo bellissimo momento per quello che è.
Noi siamo Andrea e Roberta.
Prima di Niccolò abbiamo avuto Giovanni ed Enrico, due bellissimi bimbi, nati lo stesso giorno, nati sani, nati in ospedale dopo aver convissuto per otto mesi nella stessa pancia.
Abbiamo vissuto assieme tutti i parti e, ripensandoci ora, ci dispiace per Giovanni ed Enrico, perché le loro prime ore sono state frustranti e piene di paure e rabbia, L’assistenza fornita dall’ospedale non è stata all’altezza dei nostri bisogni, non tanto il parto in sé, ma tutto quello che è venuto dopo.
Confrontando le due situazioni, la differenza balza agli occhi.
Tutti i nostri dubbi e le insicurezze che la scelta di questo parto si porta dietro, sono state spazzate via in un solo lunghissimo abbraccio. A casa.
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