Abbiamo scelto una nascita a casa.
Giulio è nato, proprio in questo salotto. Il nostro salotto. E su quel tappeto.
Le mani forti del suo papà l’hanno preso e poi passato orgogliosamente a me per il primo incontro.
Ricordo tutto, o quasi, di quelle lunghe ore passate internamente con Giulio ma esternamente con il mio compagno e le ostetriche di Mamaninfea Giulia Kuzminac, Maili Martarelli e Lisa Forasacco.
Il loro lavoro, insieme al mio e di Giulio per partorire a casa, è stato faticoso ma collaborativo e ha dato con fiducia e pazienza i suoi frutti.
Una cosa mi ha fatto esplodere il cuore subito: l’immediato placarsi del pianto di Giulio dopo averlo appoggiato sul mio petto.
È stato il silenzio più rumoroso del mondo.
La mia anima era invasa da quegli occhioni neri spalancati su di me.
Ci siamo guardati, riconosciuti e da lì, insieme a noi, è proseguita la sua scoperta del mondo.
Da subito nel lettone con noi (dove dorme tutt’ora), ricordo perfettamente il risveglio del mattino seguente la sua nascita a casa.
Era lì, su un fianco, legato ancora alla sua sorellina (abbiamo scelto il lotus birth) che mi guardava con gli occhi aperti pieni di sorpresa ma di tanta “consapevolezza”, la chiamavo io.
Abbiamo avuto la fortuna di avere il papà a casa con noi per una settimana. Non smetterò mai di ringraziarlo per questo e per le parole dette a Giulio quella mattina:
“…TI PREGO, RIMANI NEL LETTONE CON NOI PER SEMPRE.”
Il giorno seguente ancora mi risuonava in mente la canzone che avevo in testa durante le ultime ore prima della nascita di Giulio. Non so perché ma la voce di Elisa era lì dentro con queste parole: “la notte porta via il dolore.. mi accompagna questa musica,mi muovo col tuo odore…”.
È straordinario come gli odori s’impiglino nella mente e si sposino coi ricordi in maniera perfetta. Quell’odore, quel profumo che sentivo durante il travaglio e durante le spinte era lo stesso profumo che aveva Giulio quando è arrivato tra le mie braccia.
Continuavo ad annusarlo nei giorni successivi e facevo scorta di quelle molecole perché avevo paura che un giorno sarebbero andate via, riposte in un cassettino della memoria. Ho rimandato il nostro bagno il più possibile.
Lavandomi era come lavar via tutto quello che era successo. Volevo tenere con me tutto. Tutto. Questo è stato uno dei tanti cambiamenti che ho dovuto affrontare in questa incredibile e pazzesca avventura.
Beh che dire, non ho finito tutta la strofa della canzone perché cantandola a Giulio a bassa voce mi si è un po’ annodata la gola e il pianto ha preso piede. Un pianto che non aveva ancora avuto modo di uscire.
Dei giorni successivi ricordo ogni singola cosa, varie emozioni ci hanno accompagnato lungo quei giorni pieni di cose nuove, sconosciute ma così tanto insite nella natura dell’uomo che sembra di averle sempre fatte.
Un grazie speciale va al mio compagno, senza di lui nulla sarebbe stato così come è stato.
Fondamentale è stata la presenza costante e imponente delle ostetriche di Mamaninfea.
Ogni tanto riguardo le foto che hanno immortalato qualche momento, magari in cui ci siamo ritrovati sul nostro letto a mangiare delle lasagne e tiramisù con Giulia. O di me sul letto con la corona in testa finché allatto Giulio “a rugby” dopo la visita di Sara e Lisa. O ancora di Maili che mi guarda mentre attacco per la prima volta Giulio al seno.
Mi dispiace di non essere riuscita a fare una foto tutti insieme dopo il parto ma vi custodisco tutte insieme in una diapositiva nel mio cuore.
Tutto questo percorso per arrivare alla nascita a casa è però iniziato molto prima tra le mura del centro di Mamaninfea, con le visite in gravidanza ma sopratutto con il meraviglioso corso preparto tenuto da Marta.
Per me è stata un’esperienza magica e forte. Ho pianto ad ogni incontro. Ricordo ancora la prima volta, quando in un momento di rilassamento, Marta ha appoggiato dolcemente una coperta su di me. Quel suo tocco così gentile,delicato e rispettoso mi ha fatto scoppiare, silenziosamente, in lacrime.
Tante emozioni sono venute fuori durante quegli incontri. Sopratutto quelli insieme ai papà.
È stato un modo per conoscersi meglio e per arrivare insieme ad un’intimità profonda senza doverla spiegare a parole.
Grazie davvero a tutte voi per averci permesso di stare così bene.
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